Classificazione delle aziende olivicole

Nel Piano di settore olivicolo-oleario si evidenzia la necessità di finalizzare le risorse finanziarie disponibili per il sostegno all’agricoltura e di differenziare gli interventi mirati alle aziende “competitive”, rispetto a quelli diretti alle aziende poco o per niente competitive, per le quali prevalgono considerazioni di tipo sociale e di salvaguardia del territorio (paesaggio e ambiente). A questo scopo, si propone una classificazione delle aziende olivicole in base al loro potenziale competitivo distinguendole in “aziende marginali”, “aziende potenzialmente competitive”, “aziende strutturate, con potenziale competitivo migliorabile”. Nel definire le azioni attuative del Piano olivicolo-oleario, si è quindi ritenuto opportuno approfondire la conoscenza del settore attraverso un’analisi delle aziende coinvolte nella produzione olivicola, finalizzata a supportare la programmazione di interventi sulla fase agricola. L’aspetto originale di questo studio è il fatto di aggiungere, alla classica analisi della localizzazione geografica delle aziende olivicole e delle loro caratteristiche (già effettuata in ISMEA, Le aziende olivicole nel 6° Censimento dell’Agricoltura, gennaio 2013), il tentativo di definire una classificazione delle tipologie di aziende. A tal fine è stata utilizzata una metodologia statistica di tipo multivariato, applicata ai dati del Censimento, che tiene quindi in considerazione una molteplicità di fattori che caratterizzano le diverse realtà aziendali.

Una classificazione delle aziende del tipo proposto nel Piano di settore richiede infatti l’analisi di un certo numero variabili relative all’azienda agricola in maniera congiunta (dimensione fisica, dimensione economica, orientamento al mercato, modalità di conduzione, impegno di lavoro, multifunzionalità, ecc.). Con il metodo scelto in questo studio, le tipologie di aziende non sono definite a priori ma scaturiscono dai dati attraverso l’applicazione di una metodologia statistica di tipo multivariato, cosiddetta analisi dei cluster, ai dati elementari del Censimento dell’Agricoltura del 2010. I cluster vengono definiti in modo automatico sulla base di un algoritmo di massimizzazione della similitudine tra le diverse unità coinvolte e, una volta costruiti, si effettua l’interpretazione dei risultati e si individuano le caratteristiche salienti di ciascun cluster, valutando la possibilità di far emergere i gruppi caratterizzati da aziende/imprese competitive rispetto a quelli dove invece prevalgono aziende non competitive (marginali).

Le unità oggetto dell’analisi sono tutte le aziende che, nel Censimento 2010, possiedono superficie destinata all’olivicoltura. Si tratta di 902.075 aziende, pari a circa il 56% della totalità delle aziende agricole censite. La superficie agricola utilizzata (SAU) complessiva di questo insieme di aziende è di 4,5 milioni di ettari, mentre la superficie olivicola è di 1,1 milioni di ettari; la produzione standard totale è di 13 miliardi di euro. Dall’analisi preliminare effettuata in ISMEA, 2013, emerge che la dimensione delle aziende olivicole è ancora più bassa della media delle aziende agricole nazionali (di circa 5 ettari è la SAU totale media per azienda per quelle olivicole, quasi 8 ettari per le agricole nel complesso). Inoltre, la superficie a olivo media per azienda è di 1,2 ettari e il 60% delle aziende ha una superficie olivicola inferiore a 2 ettari. Dal punto di vista delle caratteristiche giuridiche e gestionali, il quadro generale appare molto omogeneo, ad esempio, il 93% della superficie olivicola è posseduta da imprese individuali e il 90% della superficie è a conduzione diretta del coltivatore.

Venendo al presente lavoro, il Data Base utilizzato per il clustering è stato ottenuto dopo aver operato una serie di analisi e scremature delle variabili disponibili dal Censimento.

Il questionario censuario ha consentito di raccogliere informazioni relative a argomenti e variabili interessanti al di là dei dati prettamente strutturali e sull’utilizzazione dei terreni, comprendendo alcuni aspetti relativi alla gestione dell’azienda e ai metodi di produzione, al lavoro familiare e dei dipendenti in azienda e fuori dall’azienda, alla presenza di attività connesse, alle modalità di commercializzazione, alla composizione dei ricavi, ecc. Tra tutte quelle disponibili, le variabili entrate nel clustering finale sono 36 variabili relative a: dimensione fisica e utilizzazione dei terreni; dimensione economica misurata dallo standard output; localizzazione geografica; modalità di gestione; composizione dei ricavi; attività connesse; ricorso al contoterzismo passivo; contabilità; lavoro del conduttore e dei familiari; sesso e età del capo azienda; attività lavorative extra-aziendali; cura del paesaggio agrario e conservazione del suolo.

La tecnica statistica ha consentito di individuare sei cluster, di cui qui si riportano gli aspetti principali:

- Cluster 1: Aziende medio-grandi, specializzazione olivicola medio-bassa, autoconsumo prevalente e dipendenza dai pagamenti diretti (basso orientamento al mercato), basso impegno di lavoro del capo azienda.
- Cluster 2: Aziende familiari piccole, specializzazione olivicola alta, part-time.
- Cluster 3: Imprese grandi, specializzazione olivicola medio-bassa, orientate al mercato, alto impegno di lavoro del capo azienda, attente all’ambiente agrario.
- Cluster 4: Aziende-imprese familiari piccole, specializzazione olivicola medio-alta, orientate al mercato, alto impegno di lavoro del capo azienda e del coniuge.
- Cluster 5: Imprese medio-grandi, specializzazione olivicola bassa, orientate al mercato, alto impegno di lavoro del capo azienda.
- Cluster 6: Aziende-imprese piccole, specializzazione olivicola alta, orientate al mercato, con attività connesse e superficie aziendale non utilizzata (multifunzionali).

Dopo aver descritto in dettaglio i singoli cluster con le loro peculiarità, essi si sono posti a confronto in termini di dimensione, localizzazione, forme giuridiche e forma di conduzione, regime di contabilità, sesso e età del capo azienda.

Inoltre, nel paragrafo conclusivo si è cercato di ricondurre i sei gruppi alle tipologie indicate nel Piano di settore olivicolo-oleario e in particolare alle categorie: “aziende marginali o con basso potenziale competitivo”, “aziende potenzialmente competitive”, “aziende strutturate, con potenziale competitivo migliorabile”.

Da questo lavoro risulta che:

- aggregando i gruppi 1, 2 e 4, sarebbero circa 564 mila le aziende marginali o con basso potenziale competitivo (63% del totale); tra queste, ci sono le aziende più specializzate in olivicoltura e infatti questi gruppi coprono circa il 52% della superficie olivicola totale nazionale.
- appartengono al cluster 6 le circa 239 mila le aziende-imprese potenzialmente competitive (26% del totale); si tratta di aziende piccole, multifunzionali, che coprono circa il 27% della superficie olivicola nazionale.
- aggregando, infine, i cluster 3 e 5 si possono considerare circa 99 mila imprese strutturate (11% del totale), con potenziale competitivo elevato o migliorabile; poco specializzate in olivicoltura, coprono insieme circa il 21% della superficie olivicola nazionale.

L’elaborazione comporta importanti conseguenze per i decisori pubblici sia a livello nazionale che locale, ai fini dell’individuazione di politiche economiche più mirate e di valutare la sostenibilità dell’olivicoltura nel medio-lungo termine.

Il lavoro può essere ulteriormente approfondito, da un lato, sviscerando ulteriormente le evidenze provenienti dai dati di censimento per ciascun cluster individuato, dall’altro lato, sarebbe estremamente utile associare alle aziende così classificate, altri dati direttamente rilevati attraverso indagini dirette sul campo, mirate e differenziate per le diverse tipologie di aziende, per meglio approfondire la valutazione del potenziale competitivo e della funzione socio-ambientale, e per individuare gli elementi di miglioramento e gli impatti delle politiche economiche. 

19 Settembre 2022